Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  giovedì 23 giugno 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
La protesta laica (10)

di Gabriele Pepe

Un altro quesito c’eravamo prospettati: fuori dalla sfera ideologica, gli interessi della Curia sono per l’unità e la democrazia in Italia? Veniamo al concreto: la chiesa oltre a essere la comunione dei fedeli credenti negli stessi dogmi, è anche una società territoriale: piccolo territorio, ma territorio. E con interessi temporali: e quali interessi! Scuole private, banche, società per azioni mobiliari e immobiliari, giornali, dove non è penetrata la mano pesante e inesorabile della cura, “laddove Cristo tutto dì si merca”, come diceva Dante? Forse una differenza c’è, e profonda, tra il mercato simbolico dantesco e l’effettivo mercato dei titoli azionari odierni: ai tempi di Dante, il mercato serviva ad arricchire la burocrazia curialesca romana o avignonese o i nipoti di qualche pontefice; ai giorni nostri, arricchisce ancora questa o quella persona o famiglia (gli speculatori sanno fare bene i loro affari all’ombra della Croce come all’ombra del littorio, tanto più che nessun Gesù fa piombare sulle loro groppe i colpi di scudiscio che sferzarono un giorno i corsari neri del Tempio di Gerusalemme); ma, gran parte dell’attività affaristica delle gerarchie cattoliche è politica; è per la conquista della potenza politica: i cattolici hanno imparato dalla borghesia che chi è padrone di certi pacchetti azionari può tentare di impadronirsi di posizioni politiche e può, attraverso i giornali, formare l’opinione pubblica. Non so a quanto ascenda l’attuale ricchezza degli Enti religiosi in Italia: deve essere, però, formidabile; un complesso che trova solo in qualche grande organismo come l’Istituto delle Assicurazioni e l’IRI qualcosa di simile. A qualunque fine la chiesa faccia servire questa immensa ricchezza: ciò fatalmente l’allinea con le forze conservatrici, con gli agrari più retrivi, con i più ciechi conservatori. Valga un esempio.

 

La DC è indubbiamente docile alla segreteria di Stato e all’Azione Cattolica,ma è sempre un partito politico, nei quali molti giovani credono sul serio all’attività sindacale, alla necessità di riforme strutturali, a una necessità politica di una alleanza tripartitica; e non mancano nella DC persone che, pur sinceramente cattoliche e sollecite di dare agli italiani una educazione religiosa, cattolica, non approvano la disinvoltura con la quale un Napoleone meno che piccolo, tascabile, sta distruggendo la scuola statale italiana. La DC non basta al Vaticano, all’ambiziosa e totalitaria Compagnia che delizia Italia e Spagna. Quando, perciò, è sorto il qualunquismo, esso ha trovato nella Civiltà cattolica una fraterna, se non paterna comprensione, fin dapprincipio. In realtà, il qualunquismo è il vero partito politico della Compagnia: il partito che insulta tutto ciò che si innalza appena appena sulle bassure dell’educazione conformistica, tutto ciò che è veramente libertà e progresso. La Compagnia ha paura dell’intelligenza e i qualunquai insultano l’intelligenza, l’onestà, la libertà. Inferiore spiritualmente ai fascisti come la retorica della vigliaccheria è inferiore alla retorica dell’eroismo, i qualunquai sono stati sul punto di fare un colpo che, ove, fosse riuscito, avrebbe segnato una notevole vittoria della curia: l’assorbimento del PLI Croce l’impedì; ma inutilmente, perché il groviglio di interessi economico-finanziari, la vigliacca paura del comunismo, il rimpianto del benessere nel quale i servi vivevano durante il fascismo, la grettezza dei dirigenti il movimento liberale che credono di essere realisti e non si accorgono di essere infanti degni del limbo machiavellico degli imbecilli, hanno portato il PLI all’allineamento effettivo con la conservazione vaticano-qualunquaia.

 

Gli interessi della Compagnia senza patria sono per un’Italia meno che fascista, per un’Italia dove sia infranta la tradizione liberale  e spezzate le ali al progresso del socialismo: un’Italia liberale è un’Italia che difende la sua scuola e la sua libertà; un’Italia socialista è un’Italia che minaccia per i ricchi tasse, forse incameramenti, una riforma agraria, il sommovimento di un mondo economico sociale, al quale la Compagnia è legata da più di un pacchetto azionario.

 

(10. segue)